![terremoto-osservatorio-bina Terremoto Umbria, padre Martino Siciliani, crisi sisma verso fine](https://www.umbriajournal.com/wp-content/uploads/2016/05/terremoto-osservatorio-bina-678x381.jpg)
Terremoto 6.0, parla l’esperto Padre Martino Siciliani. «Il primo evento, quello più disastroso, sarà forse il più grande di questa cristi sismica che ha sconvolto i territori di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto, colpendo in misura minore anche Norcia», a dirlo è Padre Martino Siciliani, direttore dell’Osservatorio “Andrea Bina” di Perugia. Padre Martino afferma che essendo abbastanza superficiale “è poco ipotizzabile un altro evento violento come il primo e questo nel giro di pochi giorni. Non si può escludere del tutto, ma è molto probabile che ciò non avvenga”. Il direttore dell’Osservatorio sostiene che le repliche potranno essere anche più grosse di quelle che ci sono state. L’energia che è stata rilasciata è molto consistente ed è prevedibile ed auspicabile che ci potranno essere altre scosse ma di minore entità. Il sisma è stato causato ancora una volta dall’estensione dell’Appenino da Est verso Ovest, con un meccanismo che è lo stesso anche alla base del terremoto che ha colpito Umbria e Marche nel 1997. «Diciamo che stavolta l’evento principale non ha riguardato il nostro territorio – spiega – ma di sicuro è incredibile il numero di scosse che si sono verificate».
«Purtroppo ci saranno delle repliche, anche forti che andranno avanti per un po’ di tempo – ha spiegato Padre Martino –. Poi inizieranno le scosse di assestamento, che via via saranno meno intense. E’ stato un sisma che ha la caratteristica di sprigionare molta energia in brevissimo tempo. Questo dipende dal fatto che la faglia è molto superficiale, visto che l’ipocentro è stato a quattro chilometri di profondità e dunque l’energia non viene assorbita dal sottosuolo».
Alla domanda se le scosse riguardano la stessa faglia che interessò la zona di Colfiorito nel 1997, ha risposto no. «In quel caso fu investita una zona tettonica dell’Appennino, questa invece è la continuazione della struttura sismo-tettonica di L’Aquila del 2009 che arrivò fino al lago di Campotosto. Infatti in questa occasione la frattura è partita da questa zona e si è mossa verso nord, attraversando Amatrice, Accumoli, Arquata per approdare in Valnerina, Norcia e Castelluccio appunto. Non a caso 19 anni fa queste zone non furono colpite direttamente».
E infine quali le differenze tra i terremoti del ’97 e quello del 24 agosto? «Le due principali scosse di quel 26 settembre furono di 5.9 e 6.1 della scale Richter e l’ipocentro venne registrato a dieci chilometri di profondità. Questa volta è stato molto più superficiale. L’ipocentro è ‘emigrato’, rispetto alla prima scossa delle 3.36, verso la Valnerina e poi gli eventi si sono riconcentrati di nuovo verso Amatrice. in Umbria l’evento più forte è stato infatti quello di Norcia delle 4.33, pari a 5,4 Richter. Ma ritengo sia improbabile che il terremoto superi la faglia di raccordo, una sorta di barriera che si trova tra Norcia e Sellano e quindi che si attivi la faglia del ‘97».
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